Ilona Staller, Per amore e per forza
Da Il Foglio (del lunedì)
Tratto da: Ilona Staller, Per amore e per forza, Mondadori, 2007, 16 euro.
ASPIRAZIONI.
“Mia madre sperava che scegliessi la carriera di medico… Io aspiravo a diventare archeologa o geologa. Ma erano sogni senza speranza, quelli. Non ero una studentessa particolarmente brava, né diligente, né, a dire il vero, mi applicavo. Mi interessavano molto di più le feste, i concerti e i ragazzi”. Ilona Anna Staller. (26 novembre 1951, Budapest). Nasce in una famiglia di donne sfortunate. A partire dalla bisnonna, guardiana di oche, messa incinta da un notaio del villaggio, e abbandonata. Stessa sorte toccò alla nonna, cuoca di una ricca famiglia di Budapest, ingravidata da un ricco commerciante ebreo.
La madre, Ilona, passò l’adolescenza a Alsozsólca, faceva anche lei la guardiana di oche e per tutti era la “bastarda” del villaggio. Non le era parso vero ciononostante di essere corteggiata da un forestiero, Staller, che millantava di essere un conte, e invece dopo il matrimonio la portò ad abitare in una casa buia e umida alla periferia di Budapest.
SANTE CHIAPPE
Carlo Rossella e marcellopera per “La Stampa”
Taki, nella sua rubrica High Life sullo Spectator «Beautiful Rome». Anne Hathaway «Dreaming Roma». Sienna Miller «Fantastic Rome». Anna Wintour, direttrice di Vogue «Rome is romantic and charming». I personaggi dello star system hanno elogiato nelle settimane scorse la Roma di Valentino, tutta sfilate ed eleganza, discrezione e stile. Hanno portato a Londra ed a New York una immagine della capitale bella e sconvolgente come una foto di Mario Testino per Vanity Fair.
Ma la Roma estiva, accaldata, sudata, lucida di creme ed abbronzanti, nuda e cruda è ben diversa dalla chic Roma del gran sarto di piazza Mignanelli.
(L’esplosiva Rita Rusic nella Roma godona – Foto U.Pizzi) |
È la Roma di via del Corso, che marcia seminuda verso la meta. Certi pomeriggi basta fermarsi in largo Goldoni e guardare le due colonne umane che provengono una da via Condotti e l’altra dal Corso, verso e da piazza del Popolo. Su dieci donne, almeno cinque mostrano molto più del necessario. Seni straripanti sotto le micro magliette. Ombelichi spesso emergenti da pance adipose. Fondi schiena che fanno intravedere tutto il possibile. Gambe in completo plein air, su su fin quasi all’ultimo piano. La pelle di queste guerriere è in genere abbronzata o rossa di calore, specie nelle viaggiatrici nordiche. Le nude affrontano in modo sfacciato le svestite, soprattutto se sono in gruppo.
PIU’ UMANO PIU’ VERO (è un ballo straniero)
DIARIO.IT il 2 febbraio 2001 spiegava tutta la questione delle infermiere bulgare il Libia, di come fossero innocenti e abbiano solo fatto da capro espiatorio a Gheddafi per non ammettere con il suo popolo che hanno degli ospedali da terzo mondo e da ostaggi per accaparrarsi un sacco di milioni di euro dall’Unione europea (senza contare che qui si mormora che nelle ultime negoziazioni abbia chiesto un’autostrada e una ferrovia alla Francia). L’inchiesta vecchio stile I bambini malati di Gheddafi Colpiti dal virus Hiv, oggi sono curati in Italia. Cinque infermiere bulgare, arrestate a Bengasi, sono accusate di averli infettati di Maria Pace Ottieri————————————————————————————
Sono arrivati a Milano nel mese di luglio, in gran segreto, un centinaio di bambini libici tra i sei mesi e i tredici anni, accompagnati dai genitori, per essere curati all’Ospedale Sacco e all’Ospedale Niguarda. I bambini sono tutti positivi al virus Hiv, che può provocare la sindrome dell’Aids. La loro storia medica dice che hanno contratto l’infezione durante una degenza per motivi vari – da infezioni banali a operazioni chirurgiche – nell’ospedale infantile Al Fatih di Bengasi, dove sarebbero stati contagiati nel corso del 1998, presumibilmente dal febbraio al settembre, con iniezioni di prodotti contaminati.
Usiamo il condizionale perché la vicenda è avvolta da un riserbo assoluto: i medici e gli infermieri degli ospedali milanesi non parlano, vincolati, dicono, da un patto di silenzio con le autorità libiche che avrebbero stipulato un accordo per un ciclo di cure di durata indefinita.
I bambini contaminati nell’Ospedale di Bengasi sono molti di più di quelli arrivati in Italia. 393, secondo la versione ufficiale, addirittura oltre mille, nelle voci, sia pure rare e non confermate, che circolano intorno a questa vicenda. Ventuno di loro sarebbero morti nel corso del 1999.
Velocitus Delectiblus VS Eatibus Almost Anythingus
43 cartoni di Road Runner VS Wile Y. Coyote:
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