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Storie di ordinaria PedoFOLLIA (Rignanal)

Luglio 2006. Rignano Flaminio… 30 km da Roma (prendere la Flaminia, sempre dritto)
fonte La Repubblica.

” Luglio 2006, dunque. Giorno 16. Una domenica. Ore 13.26. La madre (M) fa le domande, il padre (P) riprende e interviene quando ritiene necessario. La bimba si infila un asciugamani nelle mutandine. M: “Guarda un po’, ci riprende pure Papino… insegnaglielo un po’ a papino. Ecco così. E poi? Al sederino cosa ti mettevano? Un asciugamani avevano?”. La bimba mostra l’asciugamani e si rivolge verso il padre. M: “Fa vedè papà, fa vedè. E come si chiamava la maestra che te insegna queste cose?”. La bimba non risponde. M: “E diglielo un po’ a papà. Chi ti insegna? Parla cò papino. Te devi mette davanti alla telecamera. E parla. E dillo che dopo se rivedemo (nella telecamera ndr.)”. P: “Lo vedi che non lo sa com’è il giochino?”. M: “Il giochino che fate a scuola come si chiama?”. La bimba: “Non me lo ricordo”. M: “Come non te lo ricordi?”. La bimba: “Non mi va di dirlo”. Quindi simula la masturbazione. M: “Lo devi fare pure agli altri bambini? A chi glielo fai? Chi te lo ha insegnato?”. La bimba non risponde. M: “Senti, chi te lo ha insegnato il giochino a mamma? Dove spingi? Alla patatina o al sederino?”. La bimba: “Al sederino”. M: “Al sederino. E allora come si chiama questo giochino?”. La bimba continua a non rispondere. M: “Come non lo sai? Me fai vedè? Me fai vedè?”.

Il video si interrompe per riprendere con le stesse insistite domande della madre. La bimba dice: “Il giochino del dottore”. M: “Diglie un po’ a papà, dov’è che lo facevate sto gioco?”. La bimba: “Lasciami stare”. P: “Non parla più, porco zio”. Ancora un’interruzione. Ora la telecamera fissa il lettone dei genitori, dove è stesa la bimba, nuda. M: “Chi te l’ha fatto vedere questo buchino nella patata? Chi vi faceva fare il giochino? Con il termometro? Con la siringa? Quanti eravate?”. La bimba dice: “Due”. Poi si mette a saltare sul letto. M: “Stamme a sentiì! Hai capito che me devi sta a sentì?”.

Ora la telecamera fissa il tinello. È trascorsa già più di un’ora. Sono le 14.22. M: “Tu dovevi toccà la patatina a Patrizia (la maestra Del Meglio ndr.)?”. La bimba cerca il padre per giocare. M: “Tu non te impiccià”. P: “Chi è sta Patrizia?”. La bimba: “Una bidella”. P: “Sai pure come ha le sise? Come?”. La bimba: “Grandi”. P: “Come?”. “Grandi”. P: “Di che colore?”. “Blu”. P: “Scure. Ed è secca secca o grossa grossa?”. “Grossa”.

La domenica se ne sta andando. E le domande continuano. Il nastro segna le 15.28. P: “Allora a cosa giocavate? Al peluche? Dillo ad alta voce che non ho capito!”. La bimba: “Dentro al culo e alla patata”. P: “Il peluche Leo? Dillo a papà che è stupido e non capisce. E come si chiama stò gioco? Peluche?”. La bimba: “Pinocchio”. Ancora trenta minuti. Le 15.58. Padre e figlia sono soli nella stanza della bimba. Il padre impugna con la destra una barbie (la fatina). Quindi, con la sinistra, un peluche a forma di papero: i pupazzi amici della figlia. P: “Chi faceva la bua agli amichetti tuoi?”. “Il drago”. P: “La fatina ti ha fatto una domanda: vuoi fare questi benedetti nomi di chi faceva la bua agli amichetti tuoi?”. “Il drago e Polifemo”. P (imitando la voce della fatina): “Sei una bugiarda, sei una bugiarda… “. La bimba: “Sei tu un bugiardo. Io non so una bugiarda”. P: “No?”. “No”. P: “E allora perché prima hai detto che le conoscevi? Lo vedi che sei bugiarda?”. “Allora me ne vado”. P: “Lo sai chi le dice le bugie?”. “Tu dici le bugie”. P: “A mamma. Hai voglia. Tante glie ne ho dette a mamma”. La bimba: “Non si fa”.

Ci sono quindi tre minuti di immagini rubate. Da una porta finestra, una telecamera inquadra la bimba stesa sul tappeto e un amichetto (anche lui si vuole abusato) che le si strofina sulla schiena, le solleva la maglietta, prova a darle un bacio sul collo. Le solleva le mutadine rapidamente.

Altro giorno di luglio. Altra casa. Una madre (M) con la figlia, ripresa sul divano con le sole mutandine. M: “Fammi vedere dove ti infilava il pipo “Giovanni””. La bimba si schiaffeggia il sedere. M: “Dove te lo metteva? Fammelo vedè con il dito. Fammelo vedere. Dai raccontami di questo “Giovanni””. “C’era anche Adriana”. M: “E che faceva?”. “Spicciava con i biberon”. M: “C’era un altro maschio?”. “No, c’era la nonna”. M: “La nonna? Facciamo finta che questo cuscino è Giovanni. Fammi un po’ vedere che faceva?”. La bimba si mette a saltare sui cuscini del divano. M: “Faceva finta che tu eri un cavallo?”. “No. Io facevo clop, clop, clop”. M: “A chi lo metteva nel culo il pipo Giovanni?”. La bimba mostra il cuscino: “A questo”. M: “Ti è uscito il sangue?”. “Un po’, dalla pipetta”. M: “Il pipo chi te lo infilava, il pipo?”. “Il pipo è mio”. M: “No, tu non ce l’hai. “Giovanni” te lo infilava”. “No”. M: “Si, va beh, te lo faceva mettere lui. E dimmi un po’, che usciva dal pipo?”. “Delle bollicine”. M: “Cosa?”. “Una magia”. M: “Mi dici che usciva?”. “Coca cola”. M: “Cosa usciva?”. “Una cosa stranissima”. M: “Cosa usciva dal pipo di “Giovanni”?”. “Del sangue. Ma ci ho messo un po’ di scotch”. M: “Va beh, ho capito”.

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